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Lettera ai genitori

Scritto da Don Quintino Pecoraro
A tutti i genitori
dei ragazzi che frequentano
 il catechismo e l’ ACR

Carissimi genitori,

si riparte con un entusiasmo nuovo e vibrante, consapevoli che la gioia di dare forma all’animo, allo spirito, alle dimensioni spirituali è un compito importantissimo così come ci si adopera per tutto ciò che riguarda il corpo, inteso come carne, fisico, materia, dimensione orizzontale ecc.. A questo proposito mi viene in mente e spontaneo consegnare, senza alcuna pretesa e in semplicità, la metafora del sacco, che prendo in prestito da un filoso e psicoanalista Lacan, interpretata in chiave antropologica, in quanto rende bene l’idea di come si è chiamati a vivere cristianamente continuando a lasciarsi animare e caratterizzare dallo slogan che ci ha accompagnato nell’anno scorso: “stare con Gesù o non stare con Gesù non è la stessa”. È visibilmente chiaro a tutti che il forte rischio è quello di perdersi esclusivamente nelle operazioni di cura per il “corpo” e trascurare, con la conseguente estraneità della tensione verso l’alto – l’altro – l’Altro, che il sacco (=corpo) non sarà altro che la risultanza di tutto il “materiale”, inteso come senso di vita e tutto ciò che concorre a dare vitalità all’anima, allo spirito, alle intenzioni, alle relazioni, ai desideri ecc., di cui è capace in termini di contenitore. Siamo chiamati a formare l’uomo - l’umano prendendo a cuore la responsabilità di elaborare un progetto di vita e quanto più è raffinata la ricerca di una ragione di vita e suoi fondamentali e vibranti elementi, tanto più sarà alta la soddisfazione, la gioia, la riuscita della propria esistenza. È proprio per questa ragione che come comunità di credenti ci si adopera per formulare percorsi formativi per tutti che mirano a conoscere Gesù e attraverso di Lui, il Vangelo, “Magna Charta” del cristiano, costruire l’uomo nuovo che Gesù ha inaugurato. Charles Péguy scriveva : “No, figlio mio, Gesù non ci ha dato delle parole morte da rinchiudere in scatolette piccole o grandi e che dobbiamo conservare in olio rancido come le mummie d’Egitto. Gesù Cristo non ci ha dato affatto delle conserve di parole da custodire ma ci ha dato parole vive per nutrirci e nutrire”.  È altrettanto chiaro che l’involucro esterno del sacco può essere messo in piedi solo riempiendolo di materiale più o meno compatto, ma qui risiede la qualità dell’operazione che fa differenza: dalla sua bocca può essere introdotta qualsiasi cosa e con qualsiasi cosa lo si mette in piedi, ma un “corpo” coeso, armonioso, rivelatore di bellezza e di grazia necessita inevitabilmente di attingere essenze e sostanze a pozzi e sorgenti vive, inconfondibili, ricche ed inesauribili.

Inoltre, rimane una cosa di fondamentale importanza: il sacco non può rimanere in piedi se la sua apertura non è circondata da una corda. Questo sta a significare che abbiamo bisogno dell’altro per compiere quelle operazioni straordinarie che agevolano la propria crescita nella certezza di essere avvolti, circondati, riempiti dell’inconfondibile presenza dell’Altro, Dio.

Indicazioni Chiesa Madre